Amma Anasuya Devi come non l’ho mai “conosciuta”…

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Come si può dire di conoscere, di sapere chi realmente è, una persona realizzata? Così non posso affermare di aver “conosciuto” Anasuya Devi di Jillellamudi, la mia madre spirituale. Malgrado l’abbia frequentata per dieci anni, avendo trascoso con lei lunghi ed intensi periodi della mia vita.

Giorni addietro la mia compagna Caterina Regazzi mi ha trasmesso un messaggio di un mio fratello spirituale, Upahar Anand, il quale mi ricordava l’anniversario del Mahasamadhi della nostra “Amma”.

Mi sono ricordato che in verità non ho mai voluto considerare la sua morte, poiché per me lei è viva e presente nel mio cuore e nella mia mente. Giorni fa ho sognato Amma, che parlava in italiano con me e mi comunicava qualche messaggio importante. Lei veramente non ha mai parlato in italiano e nemmeno in inglese, comunicava con il cuore.

Malgrado queste cose non succedano per caso non collegai il sogno con la data del 12 giugno, che era il giorno in cui Amma Anasuya Devi ha lasciato il corpo. Accadde il 12 giugno del 1985 a Jillellamudi, il villaggio in cui era vissuta gran parte della sua vita. Quell’anno fino a pochi giorni prima della sua dipartita ero anch’io lì con lei. Ci fu una grande celebrazione, quasi in anticipo/premonizione del suo Maha Samadhi, che durò un intero mese, con continui canti ininterrotti, recite sacre, bandhara ed altri importanti eventi. Quelli furono momenti veramente pieni di Grazia.

Ricordo che mi trovavo a galleggiare senza nemmeno avere più la cognizione del giorno o della notte.. Forse sognavo, non so… Tutte le sere con Upahar, James, Terry, Susan ed altri compagni cantavamo per ore, alcuni suonavano l’harmonium o la chitarra, io i tamburelli od i cembali. Certe notti stavamo a cantare senza accorgercene per ore… Poi improvvisamente tutto finì. Mi resi conto che qualcosa stava per succedere ma non ebbi il coraggio di assistere all’atto finale. Mi congedai da Amma e tornai in Italia.

Dopo pochi giorni ricevetti un telegramma di James, un inglese residente a Jillellamudi, in cui mi diceva che…. (…).

Beh, voglio ricordare Amma da “viva”, anzi voglio ricordarla come non l’ho mai “conosciuta”…

Paolo D’Arpini

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