La bicicletta va bene se avete fiato e muscoli e voglia di esplorare il mondo…

A Spilamberto, nel garage di Caterina, ci sono almeno 4 biciclette che stanno lì a riposo.  Spesso mi sono chiesto se fosse il caso di portarne una  da usare a Treia… Poi l’età e la mancanza di fiato e di gambe forti mi hanno sconsigliato.. anche se ogni volta che passeggio lungo le mura mi chiedo che effetto farebbe pedalare su quel bel viale alberato. Quando mi siedo sulla panchina a riprender fiato osservo diversi bambini che pedalano contenti, talvolta vedo pure giovanotti e uomini di mezza età. Beati loro che se lo possono permettere..  

Ed oggi, fatalità, mi ha appena scritto un ragazzo ecologista, che sta cercando di fare il giro del mondo in bici:  “Ciao Paolo, non so esattamente come mai ricevo le tue notizie, ma mi fa molto piacere leggerle. Visto che tratti temi di sostenibilità, se ti va e lo trovi interessante, ti rendo partecipe del nostro progetto. Siamo una coppia, io Marco di origini campane e Tiphaine, francese, che da qualche giorno abbiamo iniziato a viaggiare in bicicletta in giro per il Mondo alla riscoperta di realtà ecosostenibili. Viaggeremo x qualche anno e saremo diretti in Asia. Se ti va di approfondire, abbiamo un blog: http://cyclolenti.weebly.com”

Ed io gli ho risposto: “Caro Marco, interessante il vostro progetto… tempo fa conobbi un ragazzo che venne fino in Italia, a Calcata, dal Giappone in bicicletta (da solo)…

Ecco la storia di un incontro strano che ebbi a Calcata con un ciclista giapponese, avvenuto nel 2008, quando il Circolo era ancora qui, per farvi entrare nell’atmosfera rarefatta della città invisibile che è Calcata…. esiste e non esiste… e così i suoi personaggi e visitatori…. tutti assurdi, unici… evanescenti.  

Anche lui veniva da Osaka!

C’è un po’ d’agitazione in piazza, mi accorgo subito che una novità è nell’aria mentre mi siedo sui gradini della chiesa, in un normale giorno feriale senza turisti, nel centro storico di Calcata.

“E’ arrivato un ciclista dal Giappone!” Lorenzo Bizzarri mi dice “Ha attraversato l’intera Asia in bicicletta ed ora è giunto sin qui e sta riposando a casa mia”. Non passa molto tempo che vedo comparire un giovane nipponico, dall’aria sveglia, mi avvicino a lui mentre lui stesso si sta avvicinando a me, ci salutiamo con le mani sul petto e lo invito a sedersi sui gradini per scambiare due parole.

“Da dove vieni e come viaggi?” Gli chiedo e lui, in un inglese un po’ scolastico: “Vengo da Osaka, dal Giappone, con questa mia bicicletta, ho attraversato tutto il sud della Cina, lì non è stato difficile, tra l’altro conosco il cinese, poi son andato in Tibet dove ho visitato molti monasteri ed infine ho fatto il giro dell’India, fermandomi anche a Calcutta…” Mentre così dice mi mostra un ciondolo con l’effige di Vivekananda e di Ramakrishna Paramahansa, due famosi santi del luogo consacrato a Kali. “Questa cavigliera di conchiglie mi è stata invece regalata in Kerala, in un tempio vicino all’oceano indiano”. Non posso fare a meno di commentare “Allora stai facendo un pellegrinaggio?! Da quanti anni sei in viaggio, come fai a mangiare, a ripararti dalla neve e dal gelo sui passi, dal calore rovente dei deserti…”. Mi risponde tranquillo “Sono ormai due anni che viaggio sempre pedalando, non ho fretta, forse andrò in Africa od in America, sto raccogliendo materiale per un mio studio antropologico, secondo me siamo tutti fratelli, le distinzioni politiche e religiose tanto strombazzate non esistono per la gente comune, quella delle strade secondarie e dei piccoli centri, per dormire ho con me una minuscola tenda che in qualche modo mi ripara dalle intemperie, certo quando piove molto, come i giorni scorsi in cui son rimasto bloccato a Roma, allora la tenda diventa tutta bagnata, ma io dormo lo stesso, in fondo son giovane ho solo 27 anni, per il mangiare vado avanti a scatolette, qualche volta mi cucino una pasta con un fornelletto che mi porto appresso, in casi fortunati -come stasera qui a Calcata- un’anima gentile mi ospita. Ho sempre viaggiato senza noie, persino in Pakistan ed Afganistan, di solito ben accolto da tutti, solo in Iran ho avuto un po’ di difficoltà, stranamente con i giovani che non amano quelli dell’estremo oriente, sarà perché molti invasori della Persia erano mongoli, chissà? Comunque ho capito che nessuno, in se stesso, è particolarmente xenofobo salvo che ci sia di mezzo la politica o la religione. Per noi in Giappone è forse più semplice accettare le differenze, vi sono varie forme di pensiero, lo Shinto, il Buddismo, lo Zen, l’Animismo, ma nessuna preclude l’altra.

Tu ad esempio di che religione sei?”. Visto che ora è passato lui all’offensiva delle domande, ribatto prontamente “Prima diciamoci almeno i nostri nomi, io mi chiamo Paolo e tu?” Mi sussurra un nome che suona come “Ushiko” ed immediatamente mi vien voglia di chiedergli, “Ma che vuol dire?” Ci pensa lungamente, assorto e con vari moti del volto e mi risponde “Oceano, vuol dire uomo-oceano”. Immediatamente mi sovviene la storia Zen del lottatore Grandi Onde che meditando sul suo stesso nome divenne invincibile, e questo ragazzo che mi sta al fianco, così minuto ma forte, così semplice ma saggio, mi sembra improvvisamente l’incarnazione dell’oceano. Allora rispondo alla sua domanda “Necessariamente essendo nato in Italia la mia matrice religiosa è quella cristiana, ma indipendentemente dal sentiero non può esservi differenza nel fine supremo, quelli che noi chiamiamo i profeti ed i santi, Gesù, Maometto, Buddha e tutti gli altri sicuramente non son differenti dall’Essere Supremo che tutti pervade”. Oceano mi sorride e gli brillano un po’ gli occhi di soddisfazione nell’ascoltarmi, intanto si è fatta sera, abbiamo chiacchierato per più di un’ora intervallata da meditabondi momenti di silenzio, alla fine ci salutiamo, stavolta dandoci la mano, e ripromettendoci di scrivere qualcosa di questo incontro, lui tiene un diario di viaggio ed io ho il vezzo delle storie commemorative.

Il pomeriggio del giorno dopo risalendo al Centro Storico incontro il mio amico sculture Massimo Bormioli, gli chiedo “Hai saputo del ciclista? E’ già ripartito?” E lui “Si stamattina presto, voleva arrivare sino ad Assisi” Ed io “Hai visto che coraggio, pedalare per migliaia di kilometri, da Osaka fino a Calcata” E Massimo di rimando ” Pure lui veniva da Osaka? Ma lo sai che alcuni giorni fa mi capitò di ospitare un altro ciclista giapponese che stava facendo il giro del mondo in bicicletta, anche lui veniva da Osaka…..!”.

Paolo D’Arpini

 

 

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