Tutti i mali dell’alimentazione carnea

Perché nonostante la consapevolezza del danno che possono procurare
alla salute la carne, il pesce, i derivati da animali, gli zuccheri
raffinati, gli alimenti industrializzati, i medicinali di sintesi, gli
integratori, le droghe in genere ecc., certa gente continua a farne
grande uso disposta a rischiare di ammalarsi piuttosto che adottare
uno stile di vita più sano e naturale?Perché nonostante siano evidenti
e riconosciuti i danni collaterali procurati dall’uso di farmaci la
stragrande maggioranza delle persone continua a frequentare a frotte
le farmacie e a farsi prescrivere farmaci per ogni sintomo che
potrebbe neutralizzare eliminando la causa mediante un più
parsimonioso stile di vita? Questo succede perché, a mio avviso, la
medicina allopatica e le industrie chimico-farmaceutiche trovano nella
gente comune dei perfetti alleati. La gente non va dal medico perché
vuole eliminare le cause delle sue malattie, non vuole cambiare il suo
stile di vita, non vuole rinunciare alle sue abitudini, ai piaceri che
si è costruita, vuole semplicemente la pillola che gli consente di
vivere come sempre, come vuole, senza rinunciare alla sue abitudini,
ai suoi malsani piaceri. E la medicina allopatica, le industrie
farmaceutiche, le lobby agroalimentari, zootecniche e i media al loro
servizio, si inseriscono perfettamente in questa logica: da una parte
danno alla gente quel che la gente chiede (ormai condizionata
mentalmente e moralmente) non quello di cui la gente avrebbe bisogno,
e dall’altra si prodigano per convincere la popolazione a far uso dei
loro prodotti, a persuadere gli sprovveduti e gli irresponsabili non
solo che i loro prodotti sono la soluzione dei problemi ma che non vi
è alcuna attinenza tra l’alimentazione, malattie e cattivo stile di
vita. Molta gente sarebbe più disposta a farsi operare piuttosto che
rinunciare al piacere della carne o ad altri piaceri. Forse solo la
certezza e la paura di una malattia che conduce alla morte potrebbe
far cambiare abitudini di vita. Ognuno trova le sue giustificazioni,
suppone che non possa capitare proprio a lui di ammalarsi, facendo
sempre riferimento a quell’unico individuo che pur vivendo contro le
regole naturali è riuscito ad arrivare a 90 anni, trascurando il fatto
che l’eccezione non è la regola e che se quell’individuo fosse vissuto
in maniera più morigerata avrebbe sicuramente sorpassato i cento anni
di vita.

Al di la di ogni buona ed inconfutabile argomentazione, gli ostacoli maggiori da superare sono:

1°) la non disponibilità della gente a rinunciare ad uno dei piaceri fondamentali della vita;

2°) la convinzione che in fondo la carne, il pesce o i latticini siano necessari alla salute;3°) la fiducia passiva e mal riposta nei medici di base che non solo non danno alcuna importanza all’alimentazione al fine di tutelare la salute ma che essi stessi consigliano il consumo di prodotti carnei e derivati animali;

4°) l’influenza che hanno i media sulla mentalità comune;5°) la credenza che l’uomo ha sempre mangiato la carne;

6°) la condivisione della religione al consumo di carne. Argomentazioni facili da smontare dalla vera scienza alimentare
e da una visione etica e responsabile verso se stessi e verso il contesto naturale.

Farnco Libero Manco

Un pensiero su “Tutti i mali dell’alimentazione carnea

  1. La cultura consumistica (leggi usa e getta, una pilola per tutto, la lotta all’invecchiamento, la chirurgia come pratica ordinaria, il turismo come consumo, il tempo libero come valore, il lavoro come alienazione, la tossicità della pubblicità, il libero arbitrio come valore assoluto, la razionalità come unico processo della conoscenza, la sostituzione dell’essere con l’avere, la delega della salute e della politica, la medicina come pratica industriale quindi legata agli interessi commerciali e molto altro) implica (leggi vuole) lo standard al quale siamo abituati, quello criticato nell’articolo di Franco Libero Manco.
    La lotta, a tavolino, dovrebbe partire dai banchi di scuola. (Gli adulti ormai sono formati, il massimo che possono fare è individuale, più che collettivo.) Idea degna salvo risolvere la domanda: quali maestri mettere in classe, adulti a loro e quindi inidonei ad esprimere una cultura del paradigma non più fondato sulla sola dimensione materiale dell’uomo?
    Mentre, in merito al pezzo di Franco, aggiungerei una nota a mio parere da valutare. Se la divisione degli umani per gruppi sanguinei dovesse dimostrare l’attendibilità che la dieta opportuna ai diversi gruppi deve essere differente affinché il sistema immunitario possa fare del suo meglio – e per ora li ha, enormemente, di tipo empirico, leggi molte persone, seguendone le indicazioni, hanno risolto i loro problemi di salute -, la questione dell’elezione della dieta vegetariana o vegana dovrebbe/potrebbe subire qualche aggiornamento.
    A mio parere dovrebbero essere interessati a sviluppare le ricerche proprio coloro che non sospettano di questo aspetto, dimostrando così di non cedere ad un dogma per un altro.
    Infine, paralando di cibo, salute, uomo, troverei interessante – da parte di chi coltiva queste dimensioni – non tralasciare un accenno al valore dell’ambiente e a quello delle emozioni a proposito della tossicità da essi proveniente.

    Grazie per l’attenzione
    lorenzo merlo

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