Tutto comincia da un panino vegano a Milano…

Cosa vorrei cercare di comunicare con queste mie annotazioni? Una pubblicità, una mappa di dove trovare dei panini vegani? No. Se siete vegani, “biologici”, vegetariani, crudisti, macrobiotici, fruttariani… provate a seguire il filo del pensiero che segue.

Si parte dal panino vegano che ho trovato al banco del bar della stazione di Milano e anche di Genova, durante un viaggio in treno nella mia città natale.

Una cosa bella, questo panino, con insalata, avocado, maionese e “formaggio”, tutto senza uova e latticini. Bella perchè io sono curioso di queste cose e le mangio da tanti anni, e non può che farmi piacere vedere che escano allo scoperto, fuori dai circuiti specializzati e fuori dalla cerchia delle persone che già si occupano di etica e salute. Addirittura in una grande stazione, dove, pensavo, la fiumana di persone in transito non si preoccupa troppo di etica e di genuinità del cibo.

Dunque, il panino vegano alla stazione mi ha colpito e mi ha fatto pensare. Perché? Perché io sono -come si dice? – nato e cresciuto con le idee, i movimenti ideali, i progetti, le prime cooperative, i mercatini… tutte cose, in passato, improntate alle produzioni e al consumo dei prodotti biologici. Il “biologico”, mi piace pensarlo, non solo come un prodotto fatto con un determinato disciplinare, ma un punto di riferimento di tanti giovani e meno giovani che vogliono vivere concretamente uno stile di vita e di scelte a favore della salute e dell’ambiente. Uno stile di vita che coinvolge tutti i consumi, che non sfrutta…, che non abbruttisce…, insomma quello che mi va di chiamare “il mondo del biologico”.

Questo “biologico” ha portato dei cambiamenti profondi nella cultura alimentare e degli stimoli nelle coltivazioni,… se ne parla e se ne discute a tutti livelli… giornali, televisioni, dibattiti, conferenze, agronomi, dietologi, economisti… e poi, un successo crescente in questi ultimi anni in termini di mercato.

Eppure oggi succede questa cosa un po’ strana, un po’ “curiosamente folle”… che il panino alla stazione di Milano è giustappunto “vegano” col suo bel cartellino che, pur richiamandosi alla scelta etica del “vegano”, non fa nessun accenno alla salvaguardia dell’ambiente. Cioè come vengono coltivati gli ingredienti. Sembra (ma so che non è vero) che questa cosa non interessi più a nessuno. Sembra che la salvaguardia e il benessere degli animali travolga un po’ tutto. Che ci si dimentichi che la madre terra sostiene tutto e tutti. L’orso, la mucca, il leprotto… camminano sulla terra! Tutti gli esseri viventi, animali, uomini, fili d’erba… la loro vita non può prescindere da terra, acqua, aria, sole, colori e profumi di questo nostro pianeta. E, dunque, nel momento che voglio difendere l’incolumità degli animali non posso non mettere davanti a tutto la salute dell’ambiente naturale, nel quale gli animali vivono! In altri termini, se tutto si contamina, si distrugge, si deteriora, si spreca…, non potrà poi scorazzare libero e felice l’animale che il vegano vuole salvare! E’ per questo che ho parlato di “curiosa follia” nel momento che il movimento vegano si interessasse solo agli animali. E fosse distaccato e disinteressato al mondo del biologico.

E’ che, oltre al panino della stazione (per niente biologico), ho incontrato diverse persone alle quali il vegano faceva “battere il cuore”, mentre l’agricoltura biologica, i pesticidi che avvelenano la terra, l’aria e l’acqua, la biodiversità, la stagionalità delle colture, il degrado della fertilità, i pericoli per la salute dell’uomo… erano argomenti che non “acchiappavano” il loro sguardo, che appunto diventava acceso e appassionato appena si parlava della salvaguardia degli animali. Animali, diciamolo ancora una volta, che camminano sulla terra, pesci che nuotano nell’acqua, uccelli che volano nell’aria.

Io, quando ero bambino, passavo l’estate in una fattoria in Piemonte, e lì, ai bordi del grano c’erano i fiordalisi. Ora non ci sono più, né in Piemonte, né in altri posti d’Italia che ho frequentato. E’ un piccolo esempio, d’accordo, ma poi l’insieme di tante cose come questa ci tocca da vicino. “Se l’uomo lacera la tela che la natura tesse (lo ha detto un indiano d’America) lacera se stesso”. E aggiungo io, anche gli animali!

E così si chiude il filo del pensiero sorto al bar della stazione tra un treno e l’altro, che il “mondo del vegano” dovrebbe essere indissolubilmente legato al “mondo del biologico”. Me lo auguro di cuore.

Lorenzo Saredo mail: lorenzo.saredo@gmail.com

Fonte: Uqbar Love 180

Un pensiero su “Tutto comincia da un panino vegano a Milano…

  1. Bella considerazione e sicuramente condivisibile….in un mondo un po’ diverso da quello che è. E’ vero che tutto è collegato e che pensare solo agli animali è un limite che alla lunga ci potrebbe tornare indietro, ma le cose stanno come stanno per un motivo: l’uomo (in generale) ha ormai largamente dimostrato di non essere sensibile verso la Terra, altrimenti non saremmo arrivati al punto in cui siamo arrivati. Cercar di far leva sul sentimento di solidarietà con la Terra, come è stato fatto negli ultimi cento anni circa, ha dato pochi frutti, anche perché ora le grandi multinazionali agricole e alimentari stanno invadendo il campo del bio e presto lo trasformeranno a loro uso e consumo. Il mondo animale, invece, è puro e di maggior impatto sulla coscienza umana e, quando un numero sufficiente di esseri umani avrà accettato l’idea che gli animali non sono fatti per essere mangiati né seviziati nei laboratori, allora si farà strada anche l’idea che gli animali (uomini compresi) vivono sulla Terra e che quindi è da salvaguardare essa stessa. Non a caso Dio Padre/Madre, alla fine del secolo scorso disse: ”Gli uomini hanno fallito ancora una volta e ormai non c’è più tempo per sperare che rispettino i loro impegni entro i tempi necessari. Perciò ho sciolto l’alleanza che avevo stretto con essi alcuni anni fa e il salvabile sarà salvato grazie agli animali, con i quali ho stretto un’Alleanza come quella che finora avevo stretto con gli uomini inutilmente.” Detto in parole umane, Dio ha dovuto passare al “piano B” a causa della nostra cocciutaggine e insensibilità verso il pianeta che ci sostiene, ci nutre e ci dà la possibilità di scontare più in fretta le nostre colpe memorizzate nell’anima di ciascuno. E infatti, chi avrebbe mai immaginato che in così pochi anni sarebbe sorto un movimento animalista delle dimensioni attuali, destinato a crescere sempre più?

    Marco

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