Per un ritorno all’umano – La comune matrice ecologica e spirituale…. nella casa Terra….


In questi giorni in cui gli italiani sono scossi e senza parole, per la crisi economica e per gli eventi sempre più drammatici che stiamo vivendo, stanno ritornando in auge discorsi contrari al senso di comune appartenenza alla specie umana. Nord contro sud, est contro ovest… Anche nel piccolo la separazione e lo scollamento sociale divengono più evidenti… mentre la comunità sembra aver  perso la capacità di esprimere solidarietà  e collaborazione.  Ciò avviene persino fra compaesani.. tutti sono oggi inequivocabilmente percepiti alieni  da ognuno di noi. Perciò è evidente che lo “straniero” è addirittura visto come un invasore e questo comporta uno scontro continuo fra le parti. Extracomunitari che si coalizzano contro gli italiani ed il contrario. Come si può in tal modo costruire una società umana decente? Mentre non si riconosce più nemmeno un membro della famiglia come nostro proprio come possiamo accettare ed accogliere chi non conosciamo, o pensiamo di non conoscere?

Viviamo in un mondo di stranieri e noi stessi siamo stranieri in questo mondo. Eppure con la globalizzazione si presupponeva che la “razza globale”, il concetto di comune appartenenza alla Terra, divenisse un dato acquisito, una realtà. Purtroppo non è andata così, la mancanza di coesione nella società  è ormai evidente.

Non desta quindi meraviglia  l’avanzata dell’infiltrazione mafiosa  -che si propone come società alternativa- e  la colpa è solo della mancanza di solidarietà interna nella collettività. Dove non vi sono valori comuni  e si perde  il senso di appartenenza al luogo immediatamente subentrano gli interessi speculativi che cancellano ogni umanità e fratellanza. Nelle grandi città, come pure nei piccoli centri,   la gente vive nello stesso palazzo e  non si conosce o si ignora,  nemmeno si saluta né si interessa dei propri vicini, ognuno è  estraneo all’altro. Ecco il “contesto civile” nel quale ci siamo smarriti ed ora dobbiamo ritrovare la strada verso “casa”. La Casa di Tutti.

La società umana si dibatte  nella forsennata ricerca di una nuova identità e modus vivendi. Questo  mentre la “politica” ha fallito il suo scopo sociale   e  sembra acquistare impeto una nuova spinta centrifuga.   La classe politica  e religiosa invece di emendarsi  per  riportare l’uomo al centro  cerca  soluzioni  esclusivamente  finanziarie al malessere. Il far cassa è la parola d’ordine,  appoggiandosi  ad un’economia basata sulla produttività amorfa (precariato, call center, veline, prostituzione in tutte le forme, corruzione, droga,  etc),   mentre le forze sociali sane cercano di scalfire il monolite dello Stato e percuotono le mura (senza porte) di una apparente legalità democratica che più non  regge le sorti della nazione.

Gli umani nel tentativo di uniformarsi alla globalità hanno perso il senso della dignità e del rispetto per la diversità. Ancora ed ancora si distingue e si  giudica.  Non però nella pianificazione economica e sociale saldamente in mano a pochi “esperti”…

Ritengo comunque che per una opposta tendenza compensativa  succederà che questa “alienazione” sfocerà necessariamente al  ri-accostamento interiore e  dell’uomo  verso l’uomo. In fondo quanto possiamo separarci da noi stessi senza perire? Ecco che l’allontanamento diviene  avvicinamento… la vita è  elastica e non può andare in una sola direzione. Ora  sorge la necessità di nuove forme di equilibrio, più radicate nella coscienza della comune appartenenza alla vita. Un avvicinamento alla coscienza universale. Infatti il senso di comune appartenenza porta alla condivisione,  ad atteggiamenti simbiotici e ad uno  stato di coscienza comunitario. L’evoluzione spirituale richiede  che le persone non si riconoscano più nelle mode, negli sport, nel glamour, nel colore della pelle, nelle religioni o ideologie, etc. Separazione  è solo un concetto per giustificare  degli “indirizzi” personalistici ed egoici,   è una frattura radicale che spacca il mondo e l’essere in due. Il diritto di abitare nel “condominio terra”,   non può  essere codificato  dalla nascita, dall’etnia, dalla nazionalità o dalla condizione economica, etc. bensì dalla capacità di rapportarsi al luogo in cui si vive in  sintonia con l’esistente. L’uomo, la specie umana nella sua totalità, e l’ambiente vitale sono un’entità indivisibile.

Perciò il passo primo da compiere, per il “Ritorno a Casa”,  è  l’accettazione delle differenze, viste come fatti caratteriali che al massimo (in caso di persistente negligenza morale) possono essere ‘curate’ allo stesso modo di una idiosincrasia/malattia interna.

L’uomo ha bisogno di riconoscersi ‘unico’  nella sua individualità, che assomiglia ad un cristallo di neve nella massa di neve,  ma nella coscienza di appartenere all’unica specie umana.  Non passerà molto tempo -mi auguro- che le divisioni artificiali operate dalla mente speculativa scompariranno completamente ed al loro posto subentrerà un nuovo spirito di fratellanza, partendo dal presupposto delle reali somiglianze e della coesistenza pacifica. Queste somiglianze, in una società sempre più vicina,  renderanno l’uomo capace di capire il suo prossimo, in piena libertà, e di amarlo come realmente merita. Tutti abitanti dello stesso pianeta, tutti a casa!

Paolo D’Arpini

3 pensieri su “Per un ritorno all’umano – La comune matrice ecologica e spirituale…. nella casa Terra….

  1. Un paio d’anni fa, erano ancora i tempi in cui sentivo il dovere di controllare a distanza mio figlio e spesso andavo a sedermi su una panchina in compagnia di un bel libro nei giardini dove mio figlio si trovava con i suoi compagni e spesso giocavano a calcio, era bello vedere come il calcio mettesse in contatto ragazzi di varie etnie. Un giorno è arrivato un gruppetto di ragazzi di origine araba non avevano un modo di fare amichevole e guardavano male un ragazzino ucraino che giocava con gli altri a calcio. Il gruppetto ad un certo punto ha preso a lanciare sassi, non piccoli, al ragazzo ucraino e ovviamente tutti i ragazzi che giocavano a calcio diventavano probabili bersagli. Sto parlando di ragazzi tra i 14/16 anni, visto che le cose non si stavano mettendo bene sono intervenuta con molta autorevolezza, da loro non accolta bene e aggredita verbalmente ho continuato il colloquio altrettanto aggressivamente, sostenendo che potevo anche essere un pubblico ufficiale e volevo capire il perché stavano agendo in questo modo…….erano rancori…….stupidi rancori nati in ambito scolastico. Bene ho cominciato a farli ragionare sul tipo di comportamento nato in conseguenza a questi rancori, “dove porta il rancore? alla guerra” ho spiegato loro, continuando a dire: “e così poi si va avanti se non si chiarisce, facendosi la guerra a vita, voi siete scappati dalla guerra e ricominciate a farla qui”. Alla parole guerra, ad un ragazzo vennero gli occhi lucidi e arrancando l’italiano mi disse: “grazie, grazie signora ho capito cosa vuole dirmi”…..aveva riflettuto, aveva ascoltato con cuore. Ero soddisfatta avevano compreso e seppi poi continuando a dialogare che il ragazzo che si era commosso era l’artefice della spedizione: era stato offeso a scuola dal ragazzo ucraino e così gli dissi: “guarda hai pienamente ragione ad essere incazzatissimo, conosco bene l’ucraino so che è un tipo irascibile ma queste cose si risolvono parlando non lanciando sassi. Ti do un consiglio, chiama il tipo, prendilo da parte e senza paura raccontagli tutto, tutto quello che ti ha fatto arrabbiare,digli che sei incazzato con lui e vuoi delle spiegazioni per le offese che ti ha fatto, siete quasi uomini e dovete imparare a dialogare” e ho concluso: “ora me ne vado e tu fa un po’ come credi”. Mi allontanai e uscii dai giardini, in campo mio figlio continuava a giocare, decisi un quarto d’ora dopo di tornare ad osservare che tutto fosse a posto. Fui felice vidi l’arabo e l’ucraino seduti su una panchina a dialogare tranquillamente. Mio figlio continuava preso, la sua partita e il gruppetto “mercenario” che lanciava sassi era diventato un pubblico spettatore interessato………. in un breve lasso di tempo ho sentito intorno cambiare l’energia, ho visto i volti dei ragazzi tornare sereni, distesi non più corrucciati. Mio figlio tornando a casa mi disse :”mamma ti ho visto parlare a lungo con dei ragazzi, cosa volevano?”….”Mah……niente, si parlava” risposi.
    “Che cosa strana oggi mamma, Fra’ (l’ucraino) ha smesso di giocare a calcio e si è seduto a parlare tutto il tempo con un ragazzo, uno della sua scuola”.
    “Forse non aveva voglia di giocare a calcio”, risposi……
    Scusate se mi sono dilungata un po’ nel racconto ma era d’uopo per mettere in evidenza che parlare di Pace, far riflettere, intervenendo, scrivendo o parlandone è essenziale……….chi perde tempo più ormai con/tra i ragazzi? ma anche con gli adulti?
    La Pace va coltivata in noi e poi portata agli altri.

  2. Grazie Rosasolito per aver narrato questa bella esperienza…. Dovremmo tutti ritrovare quel senso di appartenenza all’ “umano”.
    Non sempre però funziona come tu hai raccontato, soprattutto se non possiamo coinvolgere ed essere coinvolti positivamente. E dunque in quel caso come agire? A volte ci si ritira in silenzio a volte si reagisce per evitare di essere sopraffatti… La legittima difesa esiste ma non dovremmo lasciarci trascinare dall’odio. Ricordo una storia, raccontata dal mio guru tanto tempo fa, al riguardo di un serpente che viveva nei pressi di un villaggio….

    C’era un cobra molto cattivo sul sentiero che portava al tempio dove i fedeli si recavano per pregare. Spesso il crotalo mordeva le persone che percorrevano quella strada. Un giorno si trovò a passare un incantatore di serpenti. Prima che il rettile potesse morderlo, con uno sguardo negli occhi, l’incantatore lo fece cadere in trance, poi gli disse: “Non è giusto che tu mordi le persone con i tuoi denti avvelenati. Da questo momento in poi, tu non morderai più nessuno!”

    Dopo qualche mese, l’incantatore ripassò da quelle parti e notò che il serpente era a terra, disteso nell’erba, pieno di lividi. Era in condizioni davvero pietose. “Cosa ti è successo?” Chiese l’incantatore.

    “Dopo il tuo incantesimo con cui mi hai vietato di mordere la gente – spiegò il serpente – non sono stato più in grado di difendermi, così molte persone mi hanno picchiato”

    “Sei un serpente stupido!” Disse l’incantatore: “Ti avevo detto di non mordere più nessuno. Ma non ti ho vietato di utilizzare il sonaglio.”

  3. Bellissima storia,grazie per questo scambio. Giusto è così,i consigli sono l’indice che indica ma gli occhi che lo osservano devono capire cosa è utile guardare : il dito o la Luna.

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