Yoganatha chiese: “Oh Maharshi Ramana! Qual’è il rapporto tra la società ed i suoi membri costituenti? Per favore illuminaci per il bene collettivo.”
Ramana Maharshi rispose: “Una società è l’organismo; i suoi membri costituenti sono gli arti che svolgono le sue funzioni. Un membro prospera quando è leale nel servizio alla società come un organo ben coordinato funziona nell’organismo. Mentre sta fedelmente servendo la comunità, in pensieri, parole ed opere, un membro di essa dovrebbe promuoverne la causa presso gli altri membri della comunità, rendendoli coscienti ed inducendoli ad essere fedeli alla società, come forma di progresso per quest’ultima.
Yoganatha chiese: “Alcuni preferiscono il distacco e la meditazione altri il potere che deriva dall’impegno sociale. Quale atteggiamento è più utile in una società?”.
Ramana Maharshi rispose: “La condizione della pace è per purificare la mente mentre l’espletamento dell’impegno sociale porta ad un’autorità, o potere, e serve al perfezionamento della società. Avendo promosso gli interessi della società attraverso questa autorità dovrebbe esservi quindi stabilita la pace.”
Yoganatha chiese: ” Quel’è il più alto ideale, che può essere conseguito sulla Terra, per tutti i membri della società?”. Bhagawan Ramana rispose: “La promozione del senso di universalità e fratellanza è il più alto fine . Con la fratellanza universale regna la pace universale, ed il mondo intero assomiglia ad una singola casa.”
Questo discorso aveva luogo il 15 agosto del 1917 in Arunachala.
Tratto da “Chi sono io?” – Ramana Maharshi
Commento di R.G.: “Va bene, questo è comunismo, ma non accenna a nessuna democrazia dal basso, quindi non è masochista. E tu?”
Mia rispostina: “Il comunismo in se stesso non sarebbe negativo, ma il fatto che sia diventato un’ideologia con norme e indicazioni di percorso ha travisato la sua attuazione. Comunque non definirei il pensiero di Ramana Maharshi “comunismo”, è semplicemente una forma di “buon senso socialmente utile”. Ricordo benissimo, data l’età, le riunioni fiume dei collettivi sessantottini. Alla fine per esaustione e lento disperdersi dei partecipanti vincevano le tesi dei più pertinaci, ovvero gli ultimi che restavano sino alla fine a sancire le decisioni all’unanimità. Ci vuole molta pazienza se si vuole riuscire a far emergere nella comunità una vera consapevolezza sociale. Quanto espresso da Ramana mi sembra la via giusta… ma richiede intelligenza ed onestà e rinuncia all’affermazione personale…” (P.D’A.)