Franco Libero Manco ci spiega perché è diventato vegano…

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Fin da ragazzo ho dato il mio contributo per cercare di rendere migliore questo mondo, aiutando le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, lottando per i diritti umani, a favore delle donne, dei bambini, dei più deboli. Ma mi accorgevo che era come cercare di svuotare una piscina con lo scolapasta e che era necessario intervenire sulle cause che determinano i problemi che, secondo me, risiedevano e risiedono non sui meccanismi economici o politici ma nella coscienza dell’uomo che se fosse più giusta, più sensibile, solidale, capace di condividere le necessità vitali dell’altro, tutti i problemi si risolverebbero.
Un giorno a tavola, mentre mangiavo del pollo consideravo che, a causa della mia ignoranza, era stato privato per sempre della vita, subendo la prigionia e l’angoscia della morte. Un animale diverso da me solo nella forma, ma con la mia stessa voglia di vivere e la stessa paura di morire. Capii che mentre lottavo per i diritti degli umani causavo l’ingiustizia suprema a tante creature innocenti: era un controsenso lottare per la giustizia e l’amore mentre mi rendevo complice di una crudele realtà.
Immaginavo quel povero animale senza possibilità di scampo nella mani del suo carnefice. Da quel momento ho smesso di mangiare carne di qualunque tipo e la consapevolezza che questa scelta risparmiava la vita e la sofferenza a migliaia di animali innocenti mi convinse che era la scelta giusta e la condizione imprescindibile per rendere più sensibile e giusto l’animo umano.
Poi ho capito che la visione antropocentrica della vita era ed è ciò che maggiormente abitua l’uomo all’idea che il più debole possa essere sacrificato al più forte e che questo è la causa di tutte le sventure umane causate dall’incapacità di condividere la condizione della vittima.
Prima di diventare vegetariano, e cioè fin dal 1975, ero colpito da influenza, raffreddore e da dolori articolari due tre volte l’anno, ma da allora non ho più accusato alcun tipo di malessere, probabilmente perché le mie difese immunitarie erano messe a dura prova da alimenti incompatibili con la nostra vera natura, che il nostro organismo considera degli aggressori che contribuiscono ad abbassare  le nostre difese immunitarie.
Man a mano è maturata in me la convinzione che un’umanità capace di convivere con il sistematico massacro di milioni di animali nei mattatoi, veri e propri campi di concentramento e di sterminio in tempo di pace, non per necessità di sopravvivenza ma per mero piacere gastronomico, non ha la capacità morale, civile e spirituale di realizzare un mondo migliore. Se l’essere umano non è in grado di valorizzare e rispettare il “piccolo” non è neanche in grado di valorizzare e rispettare il “grande”. Il discorso inverso, non funziona, non ha mai funzionato.
Poi ho visto che la mia scelta non era isolata ma affondava le sue origini nel pensiero dei grandi della storia, dei mistici e filosofi, degli uomini di cultura e di scienza di ogni tempo e paese a partire dai Veda, da Krisna, Zoroastro, Buddaha, Pitagora, Platone, Teofrasto, Plotino, Plutarco, Socrate, Seneca, Porfirio, Orazio, Ovidio, Plinio e poi Leonardo da Vinci, Schopenhauer, Schweitzer, Tolstoj ecc. ecc., oltre una lunghissimo elenco di Santi del calibro di S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Caterina da Siena, S. Benedetto, S. Gregorio Magno, S. Antonio, S. Filippo neri ecc. per arrivare fino a noi con Gandhi, Einstein, Capitini, Tom Regan, Peter Singer, Umberto Veronesi ed un esercito di studiosi e personalità contemporanee del mondo della scienza, dell’arte, dello spettacolo, dello sport. Tra questi ultimi Dave Scott, Miles, Deriaz, Zanella, Venturato, Maiorca, Crooks, Lewis ecc. Insomma il meglio dell’umanità era stato ed è vegetariano, tutti in ottima salute e alcuni vissuti fino a quasi cent’anni.
Successivamente, approfondendo le tematiche della cultura vegetariana, mi sono accorto che l’alimentazione carnea non solo incide negativamente sulla condizione fisica, mentale, emozionale e spirituale dell’individuo ma dell’intero pianeta e che c’è una diretta correlazione tra i problemi più scottanti del mondo e l’alimentazione carnea: i conflitti armati e la violenza umana spesso scaturiscono dalla carenza di risorse alimentari ed energetiche e mantengono l’umanità sotto un costante stato di tensione e di guerra: gli allevamenti di animali, con la necessità di adibire le terre a pascolo e a monocolture sono, o possono essere, causa di contrasti, invasioni e guerre.
Ho visto che la fame nel mondo uccide 24.000 persone ogni giorno anche perché le popolazioni dei paesi poveri sono costrette a coltivare nelle loro terre alimenti per gli animali dei paesi ricchi; che il 20% dell’umanità può concedersi il lusso di mangiare la carne perché l’80% digiuna (se tutti i popoli si alimentassero come gli occidentali ci sarebbe un collasso delle risorse vitali del pianeta). Inoltre, sotto l’aspetto salute, il 70% delle malattie umane è correlato al consumo di grassi, proteine e derivati animali: negli Usa sembra abbiano causato più morti di tutte le guerre del secolo scorso.
Metà dell’inquinamento totale dell’aria, della terra, delle falde acquifere e dei mari è dovuto all’industrie zootecniche e foraggiere. Le foreste vengono abbattute al ritmo impressionante di 50.000 milioni di chilometri quadrati all’anno principalmente per essere adibite a pascolo di animali e a monocolture. A causa della carenza di acqua potabile muoiono ogni giorno 30.000 persone, mentre per produrre un solo chilo di carne di manzo sono necessari 50.000 litri di acqua. L’industria zootecnica e agroalimentare assorbe in Occidente un terzo dell’intera energia disponibile.
Con la scelta vegan mia mente è diventata più lucida e più efficiente, in virtù alla basicità del sangue che aumenta con gli alimenti vegetali e con essa è aumentata la mia resistenza allo sforzo fisico. Per verificare il mio stato di salute (dal 1975 vegetariano e dal 1986 vegano) mi sono sottoposto ad un’indagine proposta dall’Istituto di Fisiopatologia Medica e dell’Istituto Superiore di Sanità del Policlinico Umberto Primo di Roma. I dati della mia ottima salute, come di tutti i vegani che si sono sottoposti all’analisi durata 2 mattinate, sono verificabili nel protocollo di indagine.
Successivamente in virtù di una copiosa letteratura scientifica, parallela a quella ufficiale (spesso al servizio delle grandi multinazionali agroalimentari e chimico-farmaceutiche) di eminenti scienziati, ricercatori e medici come H. Shelton, B. Benner, Ehret, E. Diamond, L. Kervran, M. Schneider, L. R. Brown, A. Mosserì, Collier J., A. D’Elia ecc. solo per citarne alcuni, ho capito che l’uomo non è strutturato per mangiare animali come i predatori ma, come i primati non umani e quindi dovrebbe nutrirsi di vegetali, frutta e semi oleaginosi come conferma l’anatomia comparata, l’istintologia, l’immunologia ecc.. Infatti coloro che seguono questa benefica dieta (anche senza particolari conoscenze di scienza alimentare) conforme alle nostre esigenze chimico-biologiche, non solo non accusano carenze nutrizionali ma godono di una salute migliore degli onnivori umani. Infatti è ormai accertato dai più accreditati istituti scientifici di ricerca del mondo come l’American Dietetics Association, la più grande organizzazione di nutrizionisti americani e canadesi, riconosciuti in tutto il mondo per serietà e attendibilità, la dieta vegetariana e vegana è appropriata a qualunque fase della vita , compresa l’infanzia.
Inoltre. La biochimica dei neurotrasmettitori è in grado di spiegare scientificamente le radici alimentari dell’aggressività umana. La carne, compresa quella di pesce, fa aumentare i livelli dell’aminoacido tirosina e l’accumulo nel cervello dopamina e adrenalina che sono i due neurotrasmettitori responsabili della grinta e dell’aggressività tipica degli animali predatori: la carne è un alimento adatto alle tigri, agli orsi, ai leoni, non all’uomo. Coloro che se ne nutrono sono più inclini all’aggressività e alla violenza; per contro l’alimentazione vegetariana fa aumentare il ritmo delle onde alfa connesse con il rilassamento neuromuscolare favorendo nell’individuo un senso di pace, di socievolezza, di gioia avvicinandolo alla percezione delle dimensioni superiori. Inoltre, le popolazioni per tradizione vegetariane non solo sono più inclini alla mitezza ma vivono più a lungo e sono immuni alle peggiori malattie che flagellano il mondo occidentale, come gli Hunza del Kashimir, i Russi del Caucaso, gli Indiani del Toda e dello Yucatan ed altre.
Oggi sono più che mai convinto che la strada più giusta da seguire è solo quella dell’etica universale del biocentrismo, la sola che può consentire lo sviluppo di quei valori civili, morali e spirituali capaci di realizzare un mondo migliore. Per questo sono diventato vegano.

Franco Libero Manco

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