Farina di grano e non sai cosa mangi

Agrarian Sciences: Grani antichi e moderni: un paradigma o una ...

Il grano da semina praticamente non esiste più se non quello prodotto dalle industrie sementiere. Seme ibrido, cioè incapace di riprodursi. Il seme prodotto dalle sementiere viene ricoperto da una miscela di lindano, paraffina, DDT, acido trifosforico in modo che si possa stivare per lunghi anni in contenitori chiusi e anche dopo seminato non venga assolutamente intaccato dagli animali. Il terreno precedentemente concimato e diserbato accoglie il seme compenetrato da potenti veleni. Appena il grano è germogliato subisce ancora due spruzzate di diserbanti, per cui nel terreno non cresce un filo d’erba, ma solo grano ibrido. Il grano appena imbiondito sotto l’azione dei maturatori artificiali, viene reso secco per poi essere tagliato e stritolato da potenti trebbiatrici. Trasportato ai magazzini viene surriscaldato e tamburato con cipsano (nafta) a 60 gradi in modo che tutti gli enzimi vivi muoiono. Durante il percorso tra l’essiccatoio e la stiva subisce una spruzzatura di cocktail formato da: acido cianidrico o prussico, vapori di zolfo, nitro-derivati, solfuro di carbonio, idrogeno fosfato, bromuro di metile e catrame vegetale. Tra l’altro risulta che le fibre dei cereali integrali sono quelle più contaminate da pericolosissimi fungicidi che agiscono sui mitocondri… che come si sa sono sempre implicati nei tumori, inoltre i pesticidi sono mutageni e teratogeni.

Per forti interessi commerciali il grano prodotto in Italia viene esportato negli USA. Quello prodotto in Turchia viene esportato in Inghilterra e così via. Durante questi lunghi tragitti nei conteiners per evitare l’irrancidimento viene immessa anidrite solforosa sotto pressione. Giunto a destinazione, cioè nei mulini a corrente elettrica, per evitare d’impregnarsi di  sostanze quali la muffa, il grano viene gassato con acido prussico, cloropicrina, fosgene, disfogene. Le macine dei mulini, girando ad altissima velocità sgretolano il chicco separando la crusca dalla farina, dalla semola, ecc.  Per rendere il fiore più bianco viene sbiancato con tricloruro d’azoto e viene aggiunta polvere di caolino per rendere la farina più pesante.

Il cadavere bianco della farina, giunto al panificio viene rimpastato con acqua di fiume inquinata, cloruro di sodio e monostereato di poliessietilene. Le pagnotte ricavate meccanicamente, prive di nervatura rotta dalle impastatrici vengono congelate a temperatura fra meno 32 e meno 37 gradi centigradi. Quando occorrono, mesi dopo, vengono scongelate con onde elettriche vibranti. Il nastro trasportatore ad ore stabilite riempie i forni e la cottura avviene quasi sempre a raggi infrarossi dando così alla scorsa del pane un color biancastro mentre l’interno resta crudo, anemico. Il pane di nome, ma cadavere di fatto è pronto per essere consumato.

(Articolo tratto dalla rivista “Medicina Naturale”)

Procedura della certificazione di FARINA KOSHER | Kosher Italy

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