Treia, 24 maggio 2014: “Avanti c’è posto!”

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Treia, 24 maggio 2014.  Vige il silenzio stampa sulla campagna elettorale in corso, in vista della chiamata alle urne (del 25) per le europee e -qui a Treia- anche per le comunali. Ciò non ostante il mio cappuccino bollente mattutino è stato di lunga durata.

Sono stato fermato  a più riprese da varie persone che mi spiegavano le ragioni per cui dovevo votare per questo o per quello. Ho imparato più stamattina sui risvolti della politica internazionale e locale di quanto abbia appreso in tutti questi mesi di campagna elettorale. Tra l’altro ho capito perfettamente cosa devo fare. Farò come gli antichi: guelfo in casa e ghibellino in Europa.. (oppure all’inverso: ghibellino in casa e guelfo in Europa). La politica nel Foro, come facevano i Romani è tutt’altra cosa,… o forse è la stessa identica cosa, cambiano solo i modi.

Insomma quando son tornato a casa, che erano quasi le 11, ho ricevuto la telefonata di Caterina, arrabbiata, perché mi aveva cercato senza trovarmi. Donne e politica vanno poco d’accordo, di solito le donne sono per le cose concrete, per la soluzione dei problemi immediati, l’uomo invece tende a virtualizzare, insomma filosofeggia. Poi, a pace fatta, Caterina mi ha salutato dicendomi: “devo finire di stirare i panni… lo stiro per me è un momento di meditazione altissima”.   Ed io ho pensato a quanto fosse vero, infatti da militare stiravo anch’io, quando prestavo servizio al centralino della scuola di applicazione d’arma a Torino. Siccome preferivo fare il bucato da me, piuttosto che mandare la biancheria in lavanderia, visto che lì al centralino (che era una piccola abitazione indipendente di tre stanze) avevo un bagno personale con tutti i conforti, e che la pulizia delle mie camice era importante… non solo me le lavavo ma anche le stiravo. In effetti più che servizio militare quello per me era un servizio “di vivere con cura”.
Diceva Charlie Chaplin ne “Il grande dittatore” :  https://www.youtube.com/watch?v=jp1UCiZrcSs

“Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno avvicinato la gente, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità. Persino ora la mia voce raggiunge milioni di persone. Milioni di uomini, donne, bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di segregare, umiliare e torturare gente innocente. A coloro che ci odiano io dico: non disperate! Perché l’avidità che ci comanda è soltanto un male passeggero, come la pochezza di uomini che temono le meraviglie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. Il potere che hanno tolto al popolo, al popolo tornerà. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che vi irregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchine con macchine al posto del cervello e del cuore. Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi portate l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno di Dio è nel cuore dell’Uomo». Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera. Voi che potete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome della democrazia, uniamo queste forze. Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!”. 
Vi saluto e buon voto a tutti!
Paolo D’Arpini – Circolo Vegetariano VV.TT.
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Post Scriptum

Memoria politica personale aggiunta – ..una volta mi sono candidato per una lista regionale del Lazio che si chiamava “Autonomia LIberale”, presi solo 6 voti… come il Casaleggio (infatti non avevo praticamente fatto alcuna campagna elettorale) e ciò malgrado gli articoli che apparvero su di me a mezza pagina su parecchi giornali: Il Messaggero, Paese Sera, Avvenimenti, etc. (a quel tempo ero famoso, anche se politicamente non raccomandabile). Beh, si vede che i giornali già allora non contavano nulla (parliamo degli anni ’90 del secolo scorso). Fui molto contento dei risultati ottenuti, così mi ero ampiamente vendicato del sistema.

Un’altra volta mi candidai invece ad anti-papa… con risultati analoghi.

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