Treia… l’ultima verduraia ed i tempi che cambiano


“Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia.” (Tiziano Terzani)

L’Eternità è un attributo del Divino ma non per questo in essa è contenuta anche l’immutabilità… Ed è una fortuna! 

Questo è un mondo transeunte.. la terra trema e fa tremare i cuori della gente…. ma è sveglia… lei…. è viva…. lei…. e ribelle… già ribelle!

La ribellione, in senso umano, deve tramutarsi in cambio abitudini e allontanamento dalla sudditanza al sistema. Si chiama “sopravvivenza bruta”, cioè bisogna essere pronti a rinunciare in toto ad appoggiarsi a questa società consumista e totalitaria.

All’inizio sarà una ribellione  “parziale”  ovvero basata solo sul non incremento della nostra adesione al sistema.. poi pian piano sarà necessario uno scollamento definitivo e non so se questo potrà avvenire a livello globale ma sicuramente deve avvenire a livello personale e di piccoli gruppi.

Intanto si può partire da cose fattibili: interrompere gli acquisti di qualsiasi bene innecessario, abiti, oggetti, macchine, vizi, etc. e limitarsi agli alimenti di sopravvivenza. Nel frattempo tentando di incrementare l’indipendenza alimentare attraverso piccoli orti, anche sui terrazzini di casa, raccolta erbe selvatiche, scelta vegetariana, etc.

Ieri sera tornando a casa dall’abituale passeggiata son passato davanti alla bottega dell’ultima verduraia (l’altra ha chiuso mesi addietro), che era chiusa per ferie, ho visto che hanno cambiato il cartello dove prima diceva “riapre il 15 settembre” ora c’è scritto “il negozio rimane chiuso per cambio di gestione”. Ma possiamo cantare il De Profundis. Figurarsi… cambio di gestione, in un negozietto che vendeva poco o nulla, un buco malmesso e umido e con vecchi infissi traballanti… chi se lo prende? Se la vecchia gestione non campava perché corcata dalle tasse, malgrado i proprietari avessero un terreno dal quale ricavavano parte delle verdure e della frutta, chi se la sente di gestire un negozietto al centro storico di Treia in cui gli abitanti sono scarsi e quasi tutti vecchi (e quindi in via di esaurimento)?

Meno male che abbiamo un orticello sotto casa, certo non ci sono coltivazioni sofisticate, solo cicorie selvatiche, un po’ di bieta, tanta parietaria, finocchiella, salvia, topinambur e quattro ulivi e -Caterina ed io- abbiamo piantato un fico, un melograno e vorremmo piantare anche un melo… Ma intanto per farsi un’insalatina giornaliera ce n’è abbastanza.

Finché dura c’è verdura, si dice a Roma. Comunque anche questo è un segnale dei tempi che viviamo…. ed è già tanto che possiamo “raccontarcela”…. Vi pare?

Paolo D’Arpini

Io non parlo per me, ma per noi tutti.
Forse che questa è la Casa di Priamo?
No, questo è il mondo immenso in microcosmo,
una sola faccenda di Famiglia.
Da bimbi noi davamo ai genitori
il biasimo per ciò che ci spiaceva;
adulti riversiamo sugli Dei,
sulle leggi economiche e d’ambiente,
ogni nostra stoltezza.
Non esiste
se non dentro di noi ciò chiamiamo
Dei, Sorte o Fato.
Se Troia o se Sparta
cadono, che importa alle divinità?
Esse son già cadute e, insieme ad esse,
chi vive d’ingordigia, di paura,
e d’inganno.
Gli Dei non curano chi cade o come.
Gli Dei vivono solo nell’istante,
nell’acuta canzone meridiana
della cicala, nel sentore fresco
di pioggia fra gli abeti, nella sera,
nella gioia che dà la differenza
reciproca agli amanti estasiati,
o come quando qui stasera, allegri,
si ride insieme.
Atena, la saggezza occhi–lucente,
prende forme svariate, e più il silenzio.
Il Dio si mostra in ciò che non ci dice.
O creature umane che capite,
voi sensitive più d’ogni altro bruto,
agili come rane e costruttrici
come formiche, nulla vi minaccia
se da voi stesse non vi condannate.
Distruggetevi almeno nella gioia!
E che gli Dei vi vedano!

 

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