Ecologia profonda e laicità di pensiero

Un ponte unisce entrambe le sponde

Marx ed Engels  nell’elaborare la loro filosofia, pur su piani diversi e con evidenti differenze espressive e di matrice,  tendevano  ad una “laicità” che in ultima analisi avrebbe potuto riportare l’attenzione alla sostanzialità della vita anche nel suo aspetto naturalistico. Ma un conto è stato il “pensiero” ed un altro “l’attuazione”,  magari non per colpa degli stessi pensatori.  Ma chi si prese la briga di mettere in pratica certi “pensieri egualitari” in realtà si dimostrò altrettanto nemico dell’uomo e della natura quanto lo furono (con opposte prospettive) i nazifascisti o i fondamentalisti di qualsiasi religione.

Per questo insisto sul fatto che per poter operare nel concreto  con l’ottica dell’ecologia profonda è indispensabile liberarsi da ogni fardello ideologico, di qualsiasi natura esso sia.

Persino le indicazioni di Arne Naess, che viene definito il “fondatore” dell’ecologia profonda, andrebbero testate e superate se direttamente in contrasto con la propria esperienza vitale. Ogni filosofia  è una gabbia. Forse è per questo che nella pratica taoista o zen si esclude qualsiasi adesione precostituita od imitazione. Non è forse detto: “Il tao che si può dire non è il vero Tao” od anche “Se incontri il buddha sulla tua strada uccidilo”? Certo dobbiamo poterci riconoscere “in ciò che è”… ma non attraverso modelli, altrimenti rimettiamo in movimento la solita ruota delle religioni e dei dogmi….

Ritengo che la laicità ed equanimità  che viene richiesta ad un “ecologista profondo”  sia indispensabile per  poter individuare gli aspetti vitali aldilà delle interpretazioni, e questo senza reticenze. Questa laicità significa anche “naturalezza” e capacità di vivere la vita senza paraocchi. Per tale ragione -ad esempio- pur praticando da oltre 40 anni anni una dieta vegetariana (secondo me, ed in base ai fatti,  una dieta “naturale” dell’animale uomo) mi sono  trovato attaccato dai  “vegani” i quali “interpretano” la dieta umana sulla base di una ideologia,  che non corrisponde a fatti biologici ed anatomici.

Ed in verità anche loro non potranno mai essere ecologisti profondi fintanto che saranno legati ad un sistema etico moralistico.  Forse potrà sembrare esagerato il paragone fra i vegani che si professano antispecisti e protettori della vita ed i nazifascisti o staliniani che della vita si sono pasciuti, eppure un paraocchi è tale che sia fatto d’oro, di bronzo  o di ferro.

Paolo D’Arpini

Di questi temi se ne parlerà durante l’Incontro Collettivo Ecologista:

Un pensiero su “Ecologia profonda e laicità di pensiero

  1. Commento ricevuto da Shanti Di Lieto:

    “I Vegani che vanno a raccogliere erbe spontanee mangerecce vengono a loro volta attaccati dai fruttariani! Che sono anche piuttosto veementi. In ogni caso, anche volendo conservare nella nostra dieta uova e latticini, dobbiamo combattere il Sistema degli allevamenti industriali, nel momento in cui si tornerà ad un’economia locale e la Transizione sarà diffusa e avrà preso piede, il problema sarà ridimensionato. Se tu puoi consumare solo i prodotti degli animali che tu stessi hai allevato, sarà difficile trovare gente che mangia carne, e il consumo di latte e uova raccolte autonomamente, sarà molto ridotto e si punterà alla qualità e alla freschezza. Pochi animali domestici trattati come membri della propria famiglia. L’atteggiamento dei Vegani di intransigenza, dovuto alla sofferenza degli animali torturati negli allevamenti intensivi, e privati del rapporto madre e figlio fin dalla nascita, deve comunque far posto alla tolleranza e alla pazienza. Virtù che non si acquisiscono con l’alimentazione, infatti non ci si salva dagli istinti violenti evitando il prodotto alimentare della violenza. Si deve iniziare dal sentirci fratelli di tutti coloro che uccidono, pur essendo diversi da loro, e fare il sacrificio di sentire noi stessi non migliori degli altri, casomai più fortunati. I paraocchi sono nella nostra natura, dobbiamo aprirci, farci piccoli e non pretendere nulla dagli altri. San Francesco era Vegano, non ha mai avuto atteggiamenti di condanna per chi non lo era. I suoi frati quasi subito hanno rinunciato alla dieta Vegetariana, tranne quelli Spirituali che sono stati arsi vivi proprio per la loro intransigenza su questo punto. Fanatismo da un lato e dall’altro, ecco la Civiltà che abbiamo ereditato.”

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