Treia, nell’agosto 2015 – Impressioni di viaggio di un visitatore di passaggio

Tempo fa il mio amico Paolo D’Arpini mi  chiese se volevo andare a trovarlo a Treia, il paese dove lui vive, in occasione della festa della “Disfida del bracciale”, un antico sport, che veniva praticato in Italia prima del calcio.
Quando le cose le devi fare, tutti i problemi, si dissolvono, così sono riuscito ad avere dei giorni liberi dal lavoro.
Treia, cosa ti aspetti che sia, cosa ci puoi trovare?… Antico crocevia di pellegrini, mercanti marinai, cercatori e ricercatori, studiosi e avventurieri, le sue case e le sue chiese, fatte di muri incompiuti, dove fantasmagorici esseri prendono forme e danno voce alle pareti; chi vi passa non può sentirsi solo, qui non si avverte separazione. Anche quando le strade sono deserte, sembrano piene di ectoplasmi che popolano il paese, attraverso e attraversando i muri esprimono la loro esistenza… e quando il paese è affollato, resta sempre tranquillo, come negli altri momenti: la tranquillità pur mutando, è sempre tale…
A Treia vi sono strade che ti ci conducono ed altre che ti fanno andar via e, non sono le stesse: se cerchi di vivere come vive il paese, allora sei sulla strada che ti fa entrare nel vivo del posto. Viceversa se non ti senti parte del luogo, allora sei sulla strada di partenza e, il paese lo sente… lo sa che tornerai.
Gente che arriva e gente che parte questo luogo è sede di arte; arte che è vita scultura e natura qui c’è arte duratura.
Strade, vicoli, sentieri, muri, case, chiese, parchi, persone e animali… se vivi qui puoi prendere una strada in salita o scendere una scala: la scala ti porta su piani di realtà dove incontri significati che ti fanno dimenticare la tua realtà ed abbracciarne altre. Senti di salutare la gente e di essere salutato e nel saluto c’è la vita. Saluta sempre le persone, gli animali, le case, le opere, i dipinti, monumenti e teatri perché così ti colleghi e ne fai parte…. essere parte interamente essere.
Le strade, come detto, ti fanno incontrare cammini come il tuo, diversi dal tuo, ma aperti a tutti e a tutto.
Quando respiri l’aria del luogo, ti nutri del posto dove sei, lavori con lui, parli alla vita, emani gioia, senza chiedere niente ti viene dato tutto insieme agli altri esseri che animano il miracoloso spettacolo del sociale e ogni posto, ogni angolo, suscitano curiosità ed interesse e così ti perdi, ti sembra di esser nato nel posto dei tuoi figli, prima di loro, hai perso te stesso, vedi strade, vicoli, sentieri, muri, case, chiese, boschi, animali, le persone e in lontananza una striscia di mare abbagliato dal sole, tutti che parlano in modi diversi un’unica lingua…. Dimentica chi sei perché sei tutto ciò che vedi, non c’è più il problema se credi o non credi:  Non ci sei più, c’è ciò che vedi.

Giuseppe Finamore

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