Treia. Cronaca spicciola del 30 ottobre 2015 – Incontro sul volontariato al Comune e “Più de là che de qua” al Teatro

Ieri, 30 ottobre 2015,  ho avuto un bel po’ da fare. Oltre a lavorare sul programma per la prossima “fiera delle eccellenze bioregionali” – (vedi: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2015/10/treia-8-dicembre-2015-fiera-delle.html) che si tiene a Treia l’8 dicembre, ed a redigere come al solito il Giornaletto di Saul, ho avuto occasione di partecipare a due incontri.

Il primo si è svolto al Comune verso le 18 e riguardava la solidarietà ed il volontariato. Erano presenti diverse associazioni locali che perseguono questi scopi, compresa la parrocchia ed ovviamente noi. La riunione era coordinata da Pascucci Giovanni un medico dell’ospedale lunga degenza di Treia e da Orazio Coppe il funzionario comunale addetto ai servizi sociali, c’erano anche rappresentanti del comune e della proloco. Lo scopo primario dell’incontro è quello di creare una rete locale per promuovere l’assistenza agli anziani ed anche ai giovani senza lavoro ed ai disabili. C’è bisogno immediato di una decina di volontari per imboccare i malati che non possono muoversi e non hanno parenti che li assistano.

Sempre in tema di malati “terminali” più tardi, verso le ore 21, sono andato al Teatro, con Valeria ed una sua amica (nel nostro palco c’era anche l’assessore Davide Buschittari) ad assistere alla commedia dialettale di Fabio Macedoni “Più de là che de qua”. La storia è quella di un ricco “malato immaginario” o forse reale, dal punto di vista morale, che approfitta della sua malattia per conoscere la vera natura delle persone che lo circondano. Un’opera psico-fisica in cui il protagonista sta sempre in scena su una specie di letto poltrona mentre attorno a lui e attraverso di lui molte cose avvengono. Lo scopo della commedia è quello di far notare  come gran parte dell’umanità agisca solo per interesse, la morale sta nel mostrare che la persona più umile, la serva del malato, sempre pronta ad assisterlo ed a consigliarlo, maltrattata e non considerata,  emerge come simbolo di vera umanità.  Una “volontaria” del bene comune.

Paolo D’Arpini

PIU’ DE LA’ CHE DE QUA

…..la sera di domenica 1° Novembre 2015 da un palchetto del teatro di Treia (MC): bello spettacolo! Con Fabio, marchigianissimo avaro e malato immaginario, con “Pippina”, efficace Colombina-serva scaltra con anima picena, e tutti gli altri.

Idea, trattamento, sceneggiatura, dialoghi in dialetto per niente archeologici, ma disincatatamente attuali seppure agiti tramite sottili sottintesi. Temi comicamente (ma anche un po’ grevemente) aggiornati fino, si può dire, ad alcuni recentissimi tormentoni sui tradizionali media e sui moderni social networks (teoria del gender, giubileo ….).

Lessico piceno non auto(isolato)referenziale, ma piuttosto esito di una aggiornata, attuale ed “aperta” ripresa-riflessione linguistica, di cui Fabio è fra i principali “attori” in campo.

Mi ha molto colpito, nella commedia di Fabio, la dotta citazione (” vrugnolo’ ” = grossa susina) paradossale metafora dell’ossessione-necessità di non buttare niente (paradosso comico-satirico tutt’altro che solo piceno in Italia, piuttosto archetipico di antichi valori universali) di Mario Affede (1868-1940), che credo sia stato il massimo poeta in vernacolo piceno. Doveroso omaggio a lui!

Scenografia povera, ma eloquente per luci e musiche di stacco.

Regia spedita ed agile di F. Facciolli.

Foto di Alfredo Maulo

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