Ammetto di essere partigiano, come Circolo Vegetariano VV.TT. e come European Consumers Tuscia abbiamo aderito al coordinamento nazionale Stop Trivelle, ma l’ho fatto per motivi “etici” e non voglio qui discutere i pro ed i contro dell’economia…
In termini inequivocabili la scienza ha dimostrato a Parigi che la strada dei combustibili fossili alla fine porterà l’umanità ad una immane catastrofe climatica. Questi risultati scientifici, inattaccabili da petrolieri e da altri speculatori, convinsero tutte le nazioni presenti a Parigi a firmare la convenzione “salva clima”, in cui anche l’Italia aderì.
«Le trivelle sono una grave minaccia per i nostri mari, e già questo sarebbe motivo sufficiente per respingerle. Ma esse rappresentano anche un indirizzo energetico insensato, che condanna l’Italia alla dipendenza dalle fonti fossili. Un favore alle lobby del petrolio che espone a rischi enormi economie importanti come il turismo e la pesca», dicono da GreenPeace. – «Vale la pena deturpare i nostri mari per poche risorse che non sarebbero neppure dell’Italia ma delle compagnie petrolifere?»…
Per chi non lo sapesse, le trivellazioni nell’Adriatico, oltre a problemi di inquinamento, comportano un effetto molto più subdolo che è quello della subsidenza: l’abbassamento sotto quota 0.00 del territorio pianeggiante in Romagna, Veneto e Friuli. La cosa tra gli esperti è risaputa da molto tempo. Credo valga la pena riguardare quanto diceva l’ingegner Mario Zambon, che difficilmente potrebbe essere annoverato tra gli ambientalisti “estremisti”. L’adriatico è un mare chiuso e oltre al danno molto più grande di quello che si pensa dato dal fiume Po, le trivellazioni lo ridurranno ad una grande fogna. Anche per questo è ora di dire basta alle estrazioni di qualsiasi natura ed in qualsiasi modo, basta con l’asportazione dal sottosuolo di materie fossili.
Inoltre c’è da considerare che c’è un legame organico tra guerre ed energie fossili, strumenti di rapina e dominio globale (NWO). Oltre a tutto, sconfiggere il regime dei petrolieri basato sul continuo sfruttamento delle risorse planetarie e sulle sue guerre coordinate, è una vittoria della pace, della democrazia, contro imperialismo multinazionale economico e armato.
Ma senza voler essere catastrofisti va considerato che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza è un bene comune e tanta parte della felicità accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civiltà umana – in questo senso “la bellezza salverà il mondo”.
ERGO
Votiamo sì al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.
Votiamo sì al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verità, con la forza della ragione, con la forza della democrazia.
Paolo D’Arpini
Portavoce di European Consumers Tuscia e Presidente del Circolo vegetariano VV.TT. Treia (Mc) Tel. 0733/216293
Il Referendum del 17 aprile costa tanto quanto un anno di “diritti” percepiti dallo stato sull’estrazione petrolifera data in concessione alle 7 sorelle, 300 milioni di euro, al che mi viene da pensare: perché il governo non ha accorpato il referendum con le amministrative del 12 giugno 2016?
…ed ancora sul Referendum del 17 aprile, ricordo le “istruzioni” fornite dal ministro alfano alle amministrazioni locali di non “prendere posizione in forma pubblica” addirittura arrivando alla dichiarazione della viceministra teresa bellanova che ha apertamente invitato (intervista sull’Unità del 27 marzo) all’astensione. Una dimostrazione di assolutismo anticostituzionale che ha meritato una denuncia da parte del M5S per la trasgressione di due norme in vigore (l’articolo 98 del testo unico delle leggi elettorali per la Camera; l’articolo 51 della legge che disciplina i referendum) castigano l’astensione organizzata da chiunque sia ‘investito di un pubblico potere‘ con pene detentive (da 6 mesi a 3 anni)…