Treia, 2 aprile 2016 – “La vita è bella senza la trivella!”

 

Ammetto di essere partigiano, come Circolo Vegetariano  VV.TT. e come European Consumers Tuscia abbiamo aderito al coordinamento nazionale Stop Trivelle,  ma l’ho fatto per motivi “etici”  e non  voglio qui discutere i pro ed i contro  dell’economia… 

Anche se le trivelle non danno lavoro e non  portano ricchezza… La ricchezza dell’Italia è il turismo, la produzione alimentare di qualità, la biodiversità, il patrimonio ambientale.  In Croazia le trivellazioni non si fanno più, le compagnie petrolifere Austriache hanno rinunciato per le proteste ambientaliste. Tutto il petrolio e il gas Italiano se estratto basterebbe a soli 6 mesi di indipendenza energetica. l’Italia ha bisogno di alternative. Le somme che le compagnie petrolifere versano allo Stato corrispondono a circa 300 milioni di euro,  meno del costo del referendum. La pesca ha un gettito 20 volte superiore. Non c’è una sola buona ragione per trivellare i mari! Al contrario bisogna difenderli dall’inquinamento! Qualcuno,  la mattina del 2 aprile, al baretto di Treia, obiettava che il Referendum del 17 aprile costa  più di  un anno di “diritti” percepiti dallo stato sull’estrazione petrolifera (data in concessione alle 7 sorelle), 400 milioni di euro, e che trattasi quindi di “denaro pubblico sprecato”, al che mi viene da pensare: perché non hanno accorpato il referendum con le amministrative del 12 giugno 2016, come richiesto da Legambiente al presidente Mattarella? risparmiando in tal modo sulle spese? 
 
Dicevo di non voler  parlare in termini tecnici delle conseguenze sulla trivellazione del Mediterraneo, ma  vorrei porre la questione su qualcosa di più grande, ad esempio sul futuro delle nostre generazioni, sulla salute e sulla qualità della vita, sottolineando che non possono essere i petrolieri, gli  speculatori ed i lobbisti a decidere il futuro nostro e dei nostri figli. In parole povere questo referendum  sulla durata delle concessioni per  trivellare il Mediterraneo, indipendentemente dal quesito in esame, deve essere visto come un segnale, una risposta del cittadino contro i continui attentati al nostro ambiente e al futuro dell’umanità.
 

In termini inequivocabili la scienza ha dimostrato a Parigi che la strada dei combustibili fossili alla fine porterà l’umanità ad una immane catastrofe climatica. Questi risultati scientifici, inattaccabili da petrolieri e da altri speculatori, convinsero tutte le nazioni presenti a Parigi a firmare la convenzione “salva clima”, in cui anche l’Italia aderì.

«Le trivelle sono una grave minaccia per i nostri mari, e già questo sarebbe motivo sufficiente per respingerle. Ma esse rappresentano anche un indirizzo energetico insensato, che condanna l’Italia alla dipendenza dalle fonti fossili. Un favore alle lobby del petrolio che espone a rischi enormi economie importanti come il turismo e la pesca», dicono da GreenPeace. – «Vale la pena deturpare i nostri mari per poche risorse che non sarebbero neppure dell’Italia ma delle compagnie petrolifere?»…

Per chi non lo sapesse, le trivellazioni nell’Adriatico, oltre a problemi di inquinamento, comportano un effetto molto più subdolo che è quello della subsidenza: l’abbassamento sotto quota 0.00 del territorio pianeggiante in Romagna, Veneto e Friuli. La cosa tra gli esperti è risaputa da molto tempo. Credo valga la pena riguardare quanto diceva l’ingegner Mario Zambon, che difficilmente potrebbe essere annoverato tra gli ambientalisti “estremisti”.  L’adriatico è un mare chiuso e oltre al danno molto più grande di quello che si pensa dato dal fiume Po, le trivellazioni lo ridurranno ad una grande fogna. Anche per questo è ora di dire basta alle estrazioni di qualsiasi natura ed in qualsiasi modo, basta con l’asportazione dal sottosuolo di materie fossili.

Inoltre c’è da considerare che c’è un legame organico tra guerre ed energie fossili, strumenti di rapina e dominio globale (NWO).  Oltre a tutto, sconfiggere il regime dei petrolieri basato sul continuo sfruttamento delle risorse planetarie e sulle sue guerre coordinate, è una vittoria della pace, della democrazia, contro imperialismo multinazionale economico e armato.

E’ anche possibile che in Italia si verifichi un disastro come quello dell’estate 2010 nel Golfo del Messico, quando una piattaforma esplose liberando nell’oceano 780 milioni di litri di greggio, un disastro ambientale è possibile anche in caso di cattivo funzionamento di impianto, vedasi i recenti sversamenti sulle coste tunisine,  oltre che per un attentato terroristico… 
 

Ma senza voler essere catastrofisti va considerato che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza è un bene comune e tanta parte della felicità accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civiltà umana – in questo senso “la bellezza salverà il mondo”.

ERGO

Votiamo sì al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.

Votiamo sì al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verità, con la forza della ragione, con la forza della democrazia.

Paolo D’Arpini  

Portavoce di European Consumers Tuscia e Presidente del Circolo vegetariano VV.TT. Treia (Mc)  Tel. 0733/216293 


Intervento al convegno  “Stop Trivelle” del   2 aprile 2016, ore 17:00, nella Sala Congressi Hotel Grimaldi di Treia

2 pensieri su “Treia, 2 aprile 2016 – “La vita è bella senza la trivella!”

  1. Il Referendum del 17 aprile costa tanto quanto un anno di “diritti” percepiti dallo stato sull’estrazione petrolifera data in concessione alle 7 sorelle, 300 milioni di euro, al che mi viene da pensare: perché il governo non ha accorpato il referendum con le amministrative del 12 giugno 2016?

  2. …ed ancora sul Referendum del 17 aprile, ricordo le “istruzioni” fornite dal ministro alfano alle amministrazioni locali di non “prendere posizione in forma pubblica” addirittura arrivando alla dichiarazione della viceministra teresa bellanova che ha apertamente invitato (intervista sull’Unità del 27 marzo) all’astensione. Una dimostrazione di assolutismo anticostituzionale che ha meritato una denuncia da parte del M5S per la trasgressione di due norme in vigore (l’articolo 98 del testo unico delle leggi elettorali per la Camera; l’articolo 51 della legge che disciplina i referendum) castigano l’astensione organizzata da chiunque sia ‘investito di un pubblico potere‘ con pene detentive (da 6 mesi a 3 anni)…

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