La simbologia del labirinto ed il samsara

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Il labirinto è una delle forme archetipiche che sembrano accompagnare da sempre l’umanità:numerosissime spirali labirintiche, risalenti al paleolitico, sono state ritrovate graffite su rocce, all’interno di caverne, pilastri naturali.
Come mai?
Si direbbe che sin dagli inizi della sua avventura terrena l’uomo abbia riconosciuto di essere una sorta di “straniero” su questa terra,smarrito in un mondo da cui doveva trovare l’uscita.
L’etimologia del nome,come si sa, scaturisce dalla civiltà minoica cretese, una cultura avanzatissima, pacifica, che costruiva città a pianta moderna con edifici su più piani, e conosceva l’uso dei bagni e del sistema fognario.
Al di là di questo, coltivava evidentemente una cultura di tipo misterico; il suo simbolo principale è la “labrys” (da cui, appunto, labirinto) cioè ascia bipenne. Ciò indicherebbe la doppia funzionalità del labirinto come della scure a doppio taglio.
Se prendiamo in esame il mito più emblematico riguardante il labirinto, vediamo che Atene,dominata da Creta, doveva inviare ogni anni dieci giovani ragazzi e ragazze per essere sacrificati al Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro al centro del labirinto, fino a che Teseo, uno dei giovani inviati in sacrificio, decise che era ora di cambiare musica e uccise il mostro.
La simbologia del labirinto e di questo mito è vastissima, ed è stata già abbondantemente coperta, per cui parlarne qui significa solo ripetere cose già risapute.
Un aspetto che però non è stato sviscerato è quello a cui si accennava dell’arma “a doppio taglio” da cui viene il termine stesso “labirinto”. Dunque dove risiede la doppia funzionalità del labirinto?
A mio parere si tratta del simbolo di una “scrematura”, uno spartiacque” fra le persone che si riconoscono nel ruolo di vittima e che lo accettano, e chi invece si ribella a questa passività autodeterminata (si è vittime solo perchè, direttamente o no, ci si crea – o ci si adegua di buon grado- a questo ruolo) e agisce per andare a risolvere i nodi che cercano di incatenarlo alla ruota ciclica dell’esistenza senza senso (che in ambito vedico si chiama samsara); con un atto di consapevolezza riveste così il vero ruolo che gli spetta, quello dell’eroe che prende in mano le redini della propria vita e arriva al centro di sé sconfiggendo i mostri interiori dell’illusione ; l’illusione di essere condannato,perpetuamente, a mettere in scena il suo vittimismo, il subire un destino di annichilimento e disgregazione di sé.

Simon Smeraldo

 

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