Pasqua, 16 e 17 aprile 2017 – L’Agnello di Dio finisce in tavola…

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Come il condannato assiste impotente all’apprestarsi del giorno del supplizio, così l’universo animale trema di terrore nei giorni che precedono la Pasqua; e la festa che celebra la vita, la resurrezione dei cuori si trasforma in un immane orgia di sangue e di morte: il 16 ed il 17 aprile 2017 i corpi martoriati di milioni di animali allieteranno la vorace quanto insensibile bocca degli umani.

La ricorrenza della morte di Colui che ha fatto dell’amore il suo vessillo, che ha preferito la morte alla violenza, viene festeggiata con il trionfo della brutalità sui più deboli, che è come festeggiare la natura tagliando le foreste. Ma quei corpi intrisi di vibrazioni mortali, di cui l’umano avidamente si nutre, reclamano  giustizia e precludono la pace e la giustizia tra gli uomini, condannandoli alla malattia e alla violenza.

Reminescenze di sapore arcaico quando nei riti pagani col sangue si lordavano gli altari degli dei; oggi come allora, il macellaio succede al sacerdote in una trasposizione che non assolve la coscienza del mandante, come del rude macellaio.

E non è forse la madre di tutte le sventure l’indifferenza verso la sofferenza altrui? Ciò che da sempre inclina l’uomo a qualunque ingiustizia, a qualunque delitto, alla violenza e alla guerra? E se ci nutriamo di dolore e di morte come possiamo sperare di avere in noi la gioia e la vita? Come può un essere umano procurarsi un piacere a discapito della vita e del dolore di una creatura mite e innocente come un agnellino, un coniglietto, un vitellino? Potenza della cultura ipocritamente antropocentrica che tutto pervade e che ha trovato nel mondo religioso la sua massima alleata.

L’idea del consumo di agnello a Pasqua trae le sue radici non solo in un contesto a noi totalmente estraneo ma nessuno mette in pratica le condizioni prescritte dalla Bibbia. Infatti, chi usa tale pretesto dovrebbe attenersi a quanto stabilito in Esodo: 12, 3-14:

“Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Parlate a tutta la comunità di Israele e dite “Il dieci di questo mese ognuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone calcolerete come dovrà essere l’agnello, secondo quanto ciascuno può mangiare. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno e lo serberete fino al 14 di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità di Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case in cui lo dovranno mangiare. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. E la pasqua del Signore. In quella notte io passerò per l paese d’Egitto e colpirò ogni primogenito, uomo o bestia. Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio quando io colpirò il paese d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore; di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”.

Franco Libero Manco

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3 pensieri su “Pasqua, 16 e 17 aprile 2017 – L’Agnello di Dio finisce in tavola…

  1. Commento dell’Associazione Cattolici Vegetariani:
    “La verità cristiana non è estranea al vegetarianesimo, né manca la testimonianza di numerosi teologi che sono convintamente divenuti tali. Per una maggiore crescita nella coscienza ecclesiale di questa sensibilità, però, c’è bisogno di alimentare un dibattito e sviluppare una ricerca specifica sulla storia del cristianesimo e sui testi biblici, al fine di chiarire se, come e a quali condizioni il cristianesimo possa vestirsi dell’abito etico vegetariano…”

  2. Se ho capito bene, la prescrizione citata alla fine dell’art. inneggia al consumo di carne e, perciò, mi sembra in antitesi con lo scopo dell’art. stesso. Io avrei messo: “Infatti, chi usa tale pretesto dovrebbe attenersi al 5° Comandamento, che dice, categorico, NON UCCIDERE, e non quanto stabilito in Esodo: 12, 3-14: ……………….” pER IL RESTO CONDIVIDO PIENAMENTE.

    mARCO

  3. Pingback: quando l’agnello di d-o finisce in tavola | 'Sentiero Sottile' il Blooog di Ebe Navarini

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