4 ottobre 2014 – La giornatina di Caterina e la pasta madre resuscitata…

Caterina Regazzi a Guiglia

…sono reduce dalla mattinata in compagnia dei due colleghi, Giulia e Gianluca. E’ andata bene, abbiamo visto bei posti e me la sono passata. Al ritorno mi sono fermata a Guiglia da quella ragazza, Catia, che ha il negozio di roba per animali, dove avevamo comprato il bastone da passeggio fatto a mano (a proposito, ne avevo poi preso un altro, sai?).  Ora sono pronta per un giro a Mast cot, una manifestazione a Spilamberto sull’aceto balsamico ed altro (ad una bancarella vendono anche doppioni di libri della biblioteca a prezzi stracciati)… 

In più ti voglio raccontare che negli ultimi giorni ero un po’ preoccupata perché il lievito madre sembrava defunto. 

Nel mio periodo di stanchezza avevo fatto un paio di “cappelle”: una volta per il rinfresco ci avevo aggiunto troppa acqua e un’altra volta sempre per il rinfresco l’avevo fatto alla sera e me l’ero dimenticata fuori dal frigo tutta la notte. Al mattino era esaurita. Tabula rasa. 

Poi ieri l’altro ho rifatto il rinfresco e ancora niente, praticamente neanche una bollicina. Ieri ho provato ad impastarne un po’, ci ho fatto una focaccia mettendoci dentro tutti gli avanzi di farine che avevo: bianca, bianca col cruschello e tre cereali, ma il totale era scarso comunque, appena due etti, così ci ho aggiunto un etto di farina di castagne. 

Non ha lievitato per niente, poi l’ho stesa nella teglia, cotta e comunque è venuto buona e abbastanza morbida, anche se non si è alzata. Ma chi la dura la vince. Oggi, al ritorno dai giri in montagna ho rifatto il rinfresco: farina comprata ieri da Viola (io non avevo le forze neanche per attraversare la strada), miele e poca acqua.

Al risveglio dal riposino una meravigliosa sorpresa: tante piccole bollicine! Domani si fa il pane! E’ viva! Evviva!”

Poi sono andata per ben due volte da casa a piedi fino al centro di Spilamberto (non sono chilometri e chilometri, è vero) e ritorno, la prima volta con Magò e la seconda senza, per essere un po’ più libera. C’è una manifestazione ormai tradizionale si chiama “Mast còt”, cioé “Mosto cotto” in dialetto modenese.

Non è il solito mercatino, di commerciale non c’è quasi niente, solo qualche banco di prodotti agricoli del territorio e le cose tipiche del periodo autunnale: un banchetto di caldarroste, uno di parmigiano di un produttore locale, uno di un’azienda agricola pieno di zucche delle più svariate forme e colori, il banchetto del Museo del Castagno, con pubblicazioni varie e cottura dei tradizionali “ciacci”, focacce montanare  a base di farina e acqua ripieni di solito di roba di maiale e altri, dolci a base di farina di castagne ripieni di ricotta e miele e me ne sono fatta uno (buonissimo!) ed ho comprato anche una bottiglia di birra alle castagne, poi il banchetto dell’Istituto Agrario Lazzaro Spallanzani di Castelfranco Emilia, con tutti i suoi prodotti (Parmigiano, salsa di pomodoro, marmellate, prodotti di bellezza a base di erbe aromatiche, vino di vari tipi, tutto prodotto da loro dall’inizio alla fine ed io ho comprato una bottiglia di vino bianco di Castelfranco, un sacchetto di ceci e un flacone di shampoo alla lavanda, poi sono passata davanti agli stand dei gruppi di produttori di mosto cotto dei vari Comuni: Spilamberto, Castelvetro, Soliera, Castelnuovo Rangone, ecc. ecc.
In quello di Castelnuovo ho incontrato due vecchie conoscenze: Rosanna e suo marito, che quando lavoravo a Castelnuovo Rangone, avevano una ditta di lavorazione carni dove facevo vigilanza. Gentilissimi come sempre mi hanno salutato e mi hanno regalato un sacchetto di fichi. In un altro stand mi hanno dato un bicchierino di “sughi”… ma non chiedetemi di cosa si tratta perché di preciso non lo so, comunque era buono! Sono entrata nel parco della Rocca e lì c’erano in mezzo al verde, vecchie macchine agricole…. suggestivo! ed un assembramento di asini con i loro conduttori che intrattenevano una marea di bambini che li accarezzavano e li spazzolavano.

Poi, il lato culturale: all’interno della Rocca c’era un convegno sull’Agricoltura sociale. Mi hanno particolarmente colpito l’intervento di Giovanni della cooperativa sociale “La lanterna di Diogene” e quello di Alessandro, che rappresentava una cooperativa sociale della Rete di Libera delle Puglia, intensi e toccanti. Hanno parlato di disagio, recupero, vicinanza, mafia, stato, legalità, burocrazia…. e tanto altro.
Sono felice che ci sia ancora voglia di vivere, godere e divertirsi, ma anche impegnarsi con passione e serietà, qui e altrove.

Caterina Regazzi

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