L’alimentazione non è solo nutrizione…

E’ certamente raccapricciante, per un cristiano e un occidentale,
vedere cani essere cucinati e serviti, come avvenuto per il festival
di Yiulin, in Cina.

E’ certamente raccapricciante, per un induista e un  vegetariano, vedere
mucche e, per un islamista e un ebreo, vedere maiali essere cucinati e
serviti sulle nostre tavole quotidianamente.

Il mondo è diventato globale.

Circolano con una velocità estrema merci e informazioni.

Tutto ci sembra più vicino ma appena ci avviciniamo all’etica, alla
morale e all’insieme dei nostri valori culturali, ecco che tutto
diventa molto più locale.

Le sensibilità cambiano, come gli usi e i costumi.

Le nostre stesse tradizioni ci impediscono di condannare la mattanza
dei tonni nel mar Mediterraneo ma di usare i toni più duri, anche
sottoscrivendo petizioni on line, contro quelle di balene o delfini
nell’Oceano Pacifico.

La verità è che il mondo non è ancora tanto globale quanto viene descritto.

Assaggiamo con curiosità la cucina etnica di paesi esotici ma poi ci
mancano i nostri gusti e sapori.
Ma il mondo corre e con il passaggio delle generazioni, quei gusti e
quei sapori si affievoliscono.
Ci pensano McDonald’s e Coca Cola a riempire gli stomaci ma che dire
del nostro spirito?

L’alimentazione, nella storia dell’umanità, non è mai stata solo
nutrizione, ovvero soddisfacimento di un puro bisogno materiale, ma ha
sempre avuto una forte connessione con la componente spirituale, tanto
che le religioni hanno spesso adottato precetti “dietetici”.

La legge sulla purità nell’ebraismo impedisce loro di mangiare
crostacei, maiale, cammello, lepri e insetti. Anche nella Bibbia
esiste un un elenco di animali di cui non ci si può cibare ma
l’interpretazione data successivamente dalla Chiesa Cattolica annullò
ogni divieto, rimanendo solo quello dell’ingordigia, punita come
peccati capitale. Nell’Islam sono vietate le carni dei maiali, delle
bestie feroci, dei rapaci, dei cani, degli asini, dei muli, dei
rettili, dei topi, delle rane e delle formiche. Il buddismo proibisce
di cibarsi di altre forme di vita, quindi di tutti gli animali.

L’atto di alimentarsi è un atto sacro in tutte le religioni.

Da qui nascono anche inaspettate analogie tra le varie fedi.
L’espressione buddista “si deve ricevere il cibo con pensiero grato”
si adatta perfettamente anche al mondo cristiano.

Tutte le principali religioni considerano il cibo un dono del divino o
della natura. Ecco perché, attraverso la celebrazione del cibo,
quotidianamente e nei giorni di festa, invitano implicitamente a non
ridurre i pasti a una successione di gesti automatici.

Se vi è consapevolezza, l’alimentazione non è solo nutrizione.

Quello che la globalizzazione, e le sue nuove liturgie, ci sta facendo
dimenticare è la stretta correlazione tra la natura e l’alimentazione.
Lo yogurt non viene più dal latte di una mucca ma dal banco frigo di
un supermercato.

Ridurre l’alimentazione a nutrizione non è solo un impoverimento ma un
vero e proprio corto circuito culturale.

Ci ricordiamo di condannare il festival del cane di Yiulin, rimarcando
così le differenze, ma dimentichiamo il precetto fondamentale che
accomuna tutte le religioni: la sacralità del cibo, la sacralità della
natura, la sacralità dell’uomo che della natura è una parte.

Alberto Grimelli

Fonte:  Pensieri e Parole

Lascia un commento